domenica 27 gennaio 2019

recensione IL TATUATORE DI AUSCHWITZ - Heather Morris


Titolo: Il tatuatore di Auschwitz
Autore: Heather Morris
Casa Editrice: Garzanti
Genere: Narrativa 
Link D'Acquisto: clicca qui

Ogni anno, il 27 gennaio vi consiglio un libro a tema e oggi ho optato per “Il tatuatore di Auschwitz” di Heather Morris.
Ho sentito molto parlare di questo libro e considerando la mia passione per l’argomento, non ho potuto non leggerlo.

Sulla copertina c'è scritto che "non esiste luogo in cui l'amore non possa vincere" e credo che sia tutto racchiuso in questa frase.
Heather Morris scrive di quell'amore pulito e sincero, quello che si prova sin dal primo sguardo, quello che non ha mai abbandonato il nostro protagonista, il tatuatore.
Quell’ amore che non ha limiti, non ha pretese, quell'amore che ha paura, che sa di essere svantaggiato perché nato in un clima di odio e di terrore, ma cresce forte e fiero.

Lale è solo un ragazzo quando, costretto a lasciare la sua famiglia, viene deportato nel campo di concentramento di Birkenau.
E' evidente sin dai primi giorni la disperazione della gente, la paura dell'ignoto, ma Lale cerca di farsi forza pensando "siamo nella merda, ma non affoghiamoci dentro", perché lui è quel tipo di persona che cerca sempre di trovare il lato positivo nelle cose, di non perdere mai quella speranza a cui restare aggrappati.

Dopo giorni di lavori forzati, Lale viene scelto dal Tatuatore come suo aiutante, perché la gente che arriva quotidianamente è troppa e lui da solo non riesce a tatuare tutti.
Crede che forse così la sua situazione sarà leggermente migliore rispetto a quella precedente ed in parte è vero, perché la stanchezza fisica è diminuita, ma quella psicologica non ha uguali.
Cosa c'è di peggio per un povero ragazzo ebreo, di dover tatuare tutti gli ebrei che vengono portati lì?
Lui conosce il dolore che si prova quando vengono incisi quei numeri sul proprio braccio, ricorda ogni singolo pensiero che ha attraversato la sua mente mentre prendevano forma i numeri 32407 sul suo braccio, mentre realizzava che la sua identità le era appena stata strappata, che ormai non era più nessuno.
Come poteva infliggere tale sofferenza ai suoi compagni?

Non ha scelta, deve farlo lui o lo farà qualcun altro con meno delicatezza, quindi prende il suo ago, abbassa lo sguardo e si concentra solo sui numeri, diventando il rinomato Tätowierer di Auschwitz. 
Il tutto solo finché non incontra una ragazza, la 34902: il suo sguardo va oltre il braccio e si posa sui suoi occhi, che lo rapiscono sin da subito.
La bellezza del loro primo incontro, così inaspettato e grandioso nella propria "piccolezza" in tutto quel dolore.
E' un amore a prima vista, ma non aspettatevi di leggere i tipici cliché dei film romantici a cui siamo abituati, perché è tutto diverso, la loro situazione è diversa, quella vita è diversa.

Leggeremo il tormento di quella povera gente stremata, stanca di sopravvivere.
Leggeremo della bellezza delle amicizie che riescono a nascere anche in questi aridi terreni.
Ma leggeremo, purtroppo, della crudeltà dell'uomo, quella di cui nessuno pensava potesse esserne capace.

Mi sono fatta completamente avvolgere dal gelo di questa narrazione, ma anche dal calore di un timido sorriso.
Pensavo a questa storia anche quando chiudevo il libro per continuare a vivere una mia normale giornata, ritrovandomi spesso a riflettere su ciò che avevo letto.
Ma soprattutto ho dovuto far forza su tutto il mio autocontrollo per non piangere mentre magari lo leggevo in metropolitana, perché vi assicuro che ogni pagina metterà a dura prova le vostre lacrime.

Un libro che di cui ho assaporato tutte le pagine, leggendo lentamente ogni parola, per poterne cogliere a pieno ogni significato.
Un libro che racconta la crudeltà di quegli anni in un modo così intenso da farmi avere la pelle d'oca ad ogni capitolo.
Un libro che sapevo mi sarebbe piaciuto, ma ammetto che non pensavo che avrei amato così tanto, perché Il tatuatore di Auschwitz è quello che ti entra sotto la pelle e ne lascia un segno indelebile.




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