Titolo: Il pane sotto la neve
Autore: Vanessa Navicelli
Genere: romanzo storico
Genere: romanzo storico
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Quello di cui vi parlerò oggi, è il primo libro de “La Saga della Serenella”: costituita da romanzi storici autoconclusivi.
È una saga ambientata nella prima metà del 1900, ed il titolo è in riferimento al mondo contadino.
Infatti la serenella non è altro che un fiore: il lillà, chiamato così nelle zone della campagna tosco-emiliana.
L’autrice ci ha lavorato per ben 7 anni, documentandosi attraverso i racconti di chi ha vissuto quel periodo.
Infatti la serenella non è altro che un fiore: il lillà, chiamato così nelle zone della campagna tosco-emiliana.
L’autrice ci ha lavorato per ben 7 anni, documentandosi attraverso i racconti di chi ha vissuto quel periodo.
Non è facile per me scrivere questa recensione senza svelarvi troppo, senza entrare nei dettagli che tanto mi hanno colpita, però ci provo.
Questo libro in particolare racconta le vicende di Battistino e Cesira.
La loro storia d’amore nasce alla fine dell’800 e va avanti per tutta la prima metà del 1900. Vediamo quindi “Tino” e Cesira affrontare con amore il freddo dell’inverno in una casa di campagna con i vetri rotti, poca legna e poco cibo; li vediamo crearsi una famiglia e crescere Emma e Rosa con semplicità e pazienza. Viviamo con loro i periodi bui della storia, dalla prima guerra mondiale alla seconda. Vediamo la forza delle donne e la sensibilità degli uomini.
Ma il bello, è che possiamo osservare da vicino anche la situazione politica. Dalla nascita del fascismo, alla lotta dei socialisti e dei comunisti contro quella politica, i pensieri delle diverse fazioni.
Tino, per esempio, aveva fiducia in Mussolini e fu dura per lui arrivare a capire cosa stesse veramente accadendo e credere che fosse lui l’artefice delle leggi razziali; ne ebbe la prova quando dal suo paese di campagna andò in città e trovò i cartelli contro gli ebrei fuori dai negozi.
La loro storia d’amore nasce alla fine dell’800 e va avanti per tutta la prima metà del 1900. Vediamo quindi “Tino” e Cesira affrontare con amore il freddo dell’inverno in una casa di campagna con i vetri rotti, poca legna e poco cibo; li vediamo crearsi una famiglia e crescere Emma e Rosa con semplicità e pazienza. Viviamo con loro i periodi bui della storia, dalla prima guerra mondiale alla seconda. Vediamo la forza delle donne e la sensibilità degli uomini.
Ma il bello, è che possiamo osservare da vicino anche la situazione politica. Dalla nascita del fascismo, alla lotta dei socialisti e dei comunisti contro quella politica, i pensieri delle diverse fazioni.
Tino, per esempio, aveva fiducia in Mussolini e fu dura per lui arrivare a capire cosa stesse veramente accadendo e credere che fosse lui l’artefice delle leggi razziali; ne ebbe la prova quando dal suo paese di campagna andò in città e trovò i cartelli contro gli ebrei fuori dai negozi.
Oltre la tragicità del periodo storico, questo libro ci regala la gioia della piccole cose facendoci vedere come può essere divertente una scatola di bottoni colorati o un bastone di legno usato come manubrio di una bici immaginaria.
Sono cose che mi hanno riportato alla mia infanzia, quando preferivo giocare con la scatola dei bottoni della nonna o con i pennarelli piuttosto che con le mille barbie a mia disposizione. Questa qui, è una di quelle storie che lasciano il tempo per pensare alla nostra società odierna. Quella società nella quale abbiamo tutto e non ci accorgiamo più delle piccole cose importanti.
Una qualità stupenda del racconto è proprio la sua genuinità che risulta essere per me ancora attuale.
Sono cose che mi hanno riportato alla mia infanzia, quando preferivo giocare con la scatola dei bottoni della nonna o con i pennarelli piuttosto che con le mille barbie a mia disposizione. Questa qui, è una di quelle storie che lasciano il tempo per pensare alla nostra società odierna. Quella società nella quale abbiamo tutto e non ci accorgiamo più delle piccole cose importanti.
Una qualità stupenda del racconto è proprio la sua genuinità che risulta essere per me ancora attuale.
Ho letto in quelle pagine la procedura per fare il mosto cotto e i miei occhi si sono illuminati. È una cosa che noi in Sardegna facciamo ancora; la chiamiamo “saba”. Ritrovarmi così tanto in questo libro mi ha piacevolmente sorpreso e legato ad esso ancora di più. Vi consiglio a cuore aperto, la lettura di questo libro, sia agli amanti del genere che non: perché son certa non vi deluderà.
Grazie a Jessica per la bella recensione. Grazie per aver sottolineato sia l'aspetto storico che quello familiare. 😊 E anche quanto siano preziose le piccole cose, quelle semplici che oggi purtroppo sottovalutiamo. Pasolini parlava proprio dell'età del pane, quando c'era poco ma a quel poco si dava valore. ❤️
RispondiEliminaGrazie per l'affetto con cui avete accolto "Il pane sotto la neve".
Un abbraccio a tutte voi e complimenti per il blog e per il gran lavoro che fate!
Vanessa
P.S. la foto è stupenda! 😍
Grazie Vanessa per queste bellissime parole e per aver apprezzato il nostro lavoro.
EliminaTi mandiamo un abbraccio, Jessica e Ludovica.